Morbidelli e Bagnaia, la vittoria di Vale sono i suoi figli

Una volta c’era Valentino con i suoi fratelli. Oggi c’è Valentino con i suoi figli. Quando sul podio di Misano sono saliti Morbidelli e Bagnaia si è verificato il passaggio di consegne definitivo, quelo che ha fatto dire a Vale: “Chi me lo ha fatto fare di creare l’Academy?”

Quando mi ha passato anche Bagnaia durante la gara ho pensato: ma a chi cazzo è venuta questa idea dell’Academy? Mi sono allevato delle serpi in seno. L’errore è stato pensare al futuro troppo presto. Salire sul podio con loro sarebbe stato qualcosa di incredibile e storico. Penso sia una cosa unica nello sport, mi vengono in mente i calciatori allenatori come Vialli, ma qui stiamo parlando del top del motociclismo

Valentino Rossi

Il terzo posto di Vale avrebbe sancito la giornata perfetta. Tre italiani sul podio con gli allievi davanti al maestro. Franco Morbidelli ha 25 anni, Pecco Bagnaia due in meno. Potrebbero davvero essere figli del 41 enne dottor Rossi … ma Vale non ci pensa ancora adesso ad avere un erede.

Gli basta il fanciullo che c’è dentro di lui e lo tiene sveglissimo. C’è chi da anni gli suggerisce di lasciar perdere, ma state certi che fin che si divertirà il dottore starà in pista. E cosa c’è di più divertente e gratificante di vedere davanti a lui due ragazzi cresciuti con lui alla cava, due putti che hanno cercato di imitare ogni sua mossa. Rampino Uno e Due. La Renato. Il Cucchiaio, il Fagiolo. La Berta e la Quercia, la Curva del Lago. Ogni tornante alla Cava ha un nome, una storia da raccontare, una promessa da mantenere e lì sono nati e cresciuti questi ragazzi che oggi ci fanno intravedere un futuro oltre a Vale e Dovizioso. Quello che in Formula 1 non c’è.

Che questo podio popolato dai figli di Vale si sia realizzato proprio sulla pista dedicata al Sic, ha un significato in più. Aggiunge sapore a una storia già forte di suo.

“Mi tira veramente il culo per non essere salito sul podio – ha detto – perché a Misano è sempre bello e poi salirci con Pecco e Franco mi sarebbe piaciuto da matti, perché sarebbe stato un po’ come al Ranch ed una cosa storica con tutti e tre al top del motociclismo”.

“L’errore è stato cominciare a pensare al futuro un po’ troppo presto, perché correre mi piace ancora, mi diverto e sono competitivo. Ci siamo allevati delle serpi in seno”, ha aggiunto ridendo.

“Rimane una soddisfazione enorme, perché penso che sia qualcosa di unico a questo livello. Mi vengono in mente Zola o Vialli che giocavano e facevano anche gli allenatori, ma qui non stiamo parlando di un campionato nazionale, siamo al top level. Se oggi fossimo riusciti a salire tutti e tre sul podio, sarebbe stata una cosa storica, più unica che rara. Mi spiace perché io sono stato l’unico che mancava, ma dall’altra parte sono contento”.

Morbidelli aveva un papà, Livio – morto sette anni fa – che è stato campione italiano nelle classi 80 e 125. Era amico di Graziano Rossi, papà di Valentino. Così chiuse la sua officina a Roma e si trasferì a Tavullia, perché era «l’unico luogo dove Franco potrà diventare campione del mondo». Di Franco si racconta che sia salito sulla prima moto a nove mesi. Cinque minuti per fare un giro.

Ne aveva 14, di anni, quando cominciò ad allenarsi con Valentino alla Cava e a chi gli chiedeva se fosse un impegno o un gioco rispondeva con precisione pitagorica: «Il 66% per cento impegno, il 34% gioco».

Aligi Deganello, che è stato capo meccanico di Marco Simoncelli, una volta ha detto che «le sue qualità migliori sono la determinazione, l’umiltà e la forza mentale. Raramente cade o sorpassa il limite. Non assomiglia al Sic che era esuberante, più a Max Biaggi, per la pulizia nella guida e la maniacalità nella cura del dettaglio». 

Francesco Bagnaia, secondo con la Ducati Pramac, sul podio ci è arrivato con le stampelle. Le stesse con cui era arrivato sullo schieramento di partenza. Trentasei giorni fa si era fratturato la tibia della gamba destra durante le prove libere di Brno…

A completare la festra dell’Academy ci sono stati in Moto2  anche Luca Marini (il fratellino leader del mondiale)  e Marco Bezzecchi, primo e secondo… Vale avrebbe il futuro assicurato se non avesse ancora in testa di correre più veloce di fratelli, figli e avversari…

E poi dai, da quel podio è sceso apposta facendosi passare da Mir: sarebbe stato il duecentesimo della carriera, avrebbe toltola luce dei riflettori da Morbido e Pecco… O no?

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umberto zapelloni

Nel 1984 entro a il Giornale di Montanelli dove dal 1988 mi occupo essenzalmente di motori. Nel gennaio 2001 sono passato al Corriere della Sera dove poi sono diventato responsabile dello Sport e dei motori. Dal marzo 2006 all'aprile 2018 sono stato vicedirettore de La Gazzetta dello Sport

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